destionegiorno
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Ho sempre amato il cinema. Sono nato con la televisione, almeno dal punto di vista cronologico-temporale, anche se ho passato la maggior parte della mia infanzia senza televisore in casa. La mia passione è stata la «settima arte», mi sono sempre nutrito di celluloide e sono cresciuto nel mito dei ... (continua)
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Sei la linea d'ombra
dei ricordi più soavi
della mia vita.
Sei il profilo di una malinconia
che vibra come una foglia morta
sbattuta dal vento,
nell'angolo di una strada
senza uscita.
Sei la scia di luce
che trafigge l'effigie
dei... leggi...
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La Resistenza
ha il profilo di una donna
con i lunghi capelli rossi.
I suoi occhi nocciola
riflettono una bandiera rossa
che sventola sulla cima
di una montagna.
La Resistenza
ha le sembianze di una pantera
che si libera delle catene
che... leggi...
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Sei alba cristallina,
sei tramonto sul mare...
Sei un raggio di sole
che riflette il suo splendore
sulla limpida acqua di
un torrente di... leggi...
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Vorrei diventare invisibile
come il vento che scompigliava
i tuoi lunghi capelli bianchi.
Vorrei diventare immortale
come le minuscole rughe
scolpite sul tuo viso sofferto.
Vorrei diventare sublime
come l’aria che accarezzava
la tua pelle... leggi...
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Sei come il mustang indomabile
che rifiuta d’essere imbrigliato.
Sei libera come il vento
che accarezza i fiori dei cactus.
Sei come il candore di un campo
che aspetta la luce del giorno
per esibire i suoi germogli.
Sei l’eco di una... leggi...
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LA TUA PELLE VELLUTATA
CHE PROFUMA DI LIBERTÀ
RIESCE A SPEZZARE LE CATENE
DELLE MIE INIBIZIONI.
TI AMO DA MORIRE
PERCHÉ SEI SPUMEGGIANTE
COME LO CHAMPAGNE CHE SORSEGGIO
NELLE TUE SCARPE A SPILLO.
SEI BELLA COME IL SOLE
E NON MI... leggi...
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Ti ricordi
quando eravamo
come foglie nel vento
e la pazzia scorreva
nelle nostre vene?
Il sole splendente
di mille estati
illuminava di gioia
la nostra vita.
Rimarrai per sempre
la follia d’amore,
il vento che buca le nuvole,
il richiamo... leggi...
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Ho la sensazione
di camminare sull’acqua
quando ti guardo
negli occhi.
Il cielo
attonito testimone del mio amore
si appropria del mio stato d’animo
e lo trasforma in un volo d’angelo.
Ho la sensazione
di spiccare il volo
quando sento il... leggi...
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Ho sussurrato
il tuo nome al vento.
Lo ha cantato alle foglie
degli alberi secolari
e lo ha disegnato
nel cielo infinito.
Gli ho confidato
la mia tristezza
per la tua partenza,
per il tuo silenzio assordante
che mi ha sconvolto la... leggi...
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Lasciami rivivere il ricordo
del soffio di vento che scompigliava
i tuoi lunghi capelli bianchi.
Lasciami entrare nelle stanze segrete
dove si posavano i tuoi pensieri.
Voglio carpire il segreto
del tuo immenso amore.
Davanti al mistero del... leggi...
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Oggi, papà,
avresti compiuto cento anni
se il respiro del vento
non avesse spezzato
prematuramente
lo stelo della tua esistenza.
Ti ricorderò per sempre
anche se il tuo silenzio
ha seppellito il mio dolore
sotto il manto... leggi...
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Ritorno al paese natio.
Loculo... leggi...
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Ho tessuto una tela
di ragno
nei tuoi occhi
per farti sorridere.
Ma il tuo sguardo
triste
si è perso nelle... leggi...
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Il vento accarezza le foglie
di una quercia secolare e
assiste turbato all'addio dei due amanti
che si abbracciano furtivamente,
con nel cuore una triste melodia d'amore.
Le loro ombre si proiettano sull'acciottolato,
all'angolo di un... leggi...
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Quando ti sveglierai
non cercarmi.
Sarò lontano,
oltre il confine che
di notte avrò oltrepassato
come un ladro.
Sarò nascosto
dietro gli alberi fioriti
della nostra valle.
Quando ti sveglierai
non cercarmi.
Mi... leggi...
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Sono nato in cattività
nell'aria viziata
di una miniera belga,
con i fiori che fanno i turni
ed i topi morti
che denunciano in silenzio
il veleno del carbone.
Sordomuto, inchiodato
alla croce
con lo sputo del più forte
a... leggi...
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Oggi, alle soglie del terzo millennio, è caduto un tabù nel mondo della celluloide: è stata levata la censura al film Arancia meccanica (1971) di Stanley Krubrick, perciò potrà essere trasmesso alla televisione, anche se formalmente vietato ai minori di sedici anni. Il tanto agognato e contestato lungometraggio è stato considerato per anni una specie di pamphlet antiutopico sul nostro futuro prossimo, dove dominano violenza e frustrazione sessuale frutti del disorientamento e dell’impossibilità di realizzare i propri desideri.
Nel corso degli ultimi decenni, altri film hanno affrontato il tema della violenza gratuita e della trasgressione sessuale: Soldato blu (Soldier Blue, Ralph Nelson, 1970), Cane di paglia (Straw Dog, Sam Peckinpah, 1971), Un tranquillo week-end di paura (Deliverance, John Boorman, 1972), Il portiere di notte (Liliana Cavani, 1974), per citare soltanto quelli più noti. Lo stupro, visto come “ultima negazione del diritto delle donne a dire «no»”, è stato spesso sfruttato nella storia del cinema per «esaltare» il desiderio (inconscio) dello spettatore di sottomettere il/la partner in un gioco perverso e ripugnante, dove la finzione attorica non è più filtrata dall’immaginazione.
Le locandine di Easy Rider – Libertà e paura (Easy Reader, Dennis Hopper, 1969) snaturano la sostanza stessa del film, in quanto riproducono “la scena dell’acido”, girata in 16 mm, in un contesto volutamente ambiguo, che può indurre il potenziale spettatore a pensare che si tratti di una pellicola erotica e non di uno dei film d’autore più interessanti del cinema indipendente americano.
Basta sfogliare qualsiasi rivista, che riporti i programmi televisivi, per rendersi conto che centinaia di film dozzinali e violenti vengono trasmessi alla TV, in prima serata, senza che nessuno si preoccupi minimamente di rispettare i desideri degli spettatori, costretti sempre più a adeguarsi alle “esigenze” del mercato cinematografico internazionale.
Bisognerebbe essere dei nottambuli incalliti o degli irriducibili “cinéphiles” per poter gustare i pochi film-cult che vengono somministrati dalla tivù, durante la notte (con trasmissioni come Fuori orario, Cose (mai viste) su RAI Tre) o in concomitanza di partite di calcio, campionati del mondo di sci o festival canori.
Non sono gli atteggiamenti epidietici, assunti (volutamente) dai protagonisti dei (tele)film, che fanno paura ai produttori, ma il concetto di libertà che si manifesta attraverso il cinema…
Ultimo tango a Parigi (Bernardo Bertolucci, 1972), Salò o le 120 giornate di Sodoma (Pier Paolo Pasolini, 1975), Ecco l’impero dei sensi (Ai no Korida, Nagisa Oshima, 1976)… e quasi tutti quei film che non hanno ancora la possibilità (peraltro legittima) di passare alla TV, perché considerati «blasfemi», sono sostanzialmente dei film «pornosoft» d’autore, dove l’oggettivazione sessuale deve essere letta in chiave psicanalitica. L’aspetto erotico, così temuto dai benpensanti, sottolinea l’incapacità dell’uomo a comunicare con i suoi simili, perciò l’intellettuale è costretto a fare ricorso alla sessualità per denunciare il male «generazionale» che attanaglia i componenti più deboli della società coeva.
La censura – scrive Vergne – dopo aver abbandonato la veste troppo conosciuta delle cesoie vendicatrici pronte a dilaniare la celluloide, è oggi forse più temibile. È stata, infatti, a poco a poco interiorizzata dagli autori di film erotici che hanno compreso in che modo la cultura contemporanea, invece di essersi liberata delle proibizioni, si sia semplicemente accontentarla di trasferirle.
Il sospetto è che l’assimilazione culturale sia così radicata nella «forma mentis» dei cineasti da fare apparire superflua e tardiva l’abolizione, almeno formale, della censura.
Totò che visse due volte (Daniele Ciprì e Francesco Maresco, 1998) ha costretto il Governo italiano ad abolire la censura cinematografica, dopo che la VII Commissione aveva espresso parere negativo sul film, negandogli il nulla osta, ai sensi dell’articolo 161, perché considerato «blasfemo» e «sacrilego».
Il film italiano, pressoché sconosciuto al grande pubblico, verrà proiettato nelle sale cinematografiche della Penisola, grazie al merito attribuitogli dalla critica, o sarà trasmesso alla televisione, in prima serata, perché è stato l’ultimo dei film sottoposti alla censura di stato?
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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«Solo una parola censurata è pericolosa.
(Ludwig Börne)» |
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